lunedì 9 marzo 2015

La formazione sull’uso del racconto e il cammino delle organizzazioni sanitarie che diventano ambienti narrativi



Questa volta, purtroppo, non ho potuto portare avanti il mio compito di reporter poiché un’influenza mi ha costretto a rinunciare all’appuntamento del 26 febbraio scorso con la quarta conferenza del ciclo Curare e Narrare. Non ho però intenzione di liquidare il post troppo in fretta cambiando argomento. 

Cercherò di partire dalla figura del relatore, da ciò di cui si occupa e da alcuni progetti cui ha dato vita nell’ASL di Biella, per trattare un tema molto delicato e a me molto caro: il recupero delle capacità narrative dell’essere umano e i risultati preziosi che questo tipo di lavoro può avere nei contesti sanitari.

Il titolo della conferenza era Formazione e organizzazione come ambienti narrativi e a parlare è stato quello che si può considerare il padrone di casa nonché anima della rassegna, il Dott. Vincenzo Alastra. Psicologo, è attualmente Direttore della S.O.C. Formazione e Comunicazione dell’ASL biellese nonché docente in Psicologia delle organizzazioni e di Psicodinamica dello sviluppo delle relazioni sociali presso l’Università di Torino.

Credo che la sua interpretazione di quella che dovrebbe essere la formazione continua all’interno di luoghi complessi come le organizzazioni sanitarie sia un esempio di approccio tanto efficace quanto rispettosa per offrire al personale amministrativo, ai professionisti della cura e al pubblico delle occasioni di apprendimento.

Mi riconosco molto in questo tipo di modus operandi poiché non è per nulla distante dallo spirito e dalle intenzioni con cui cerco di prendere parte o promuovere in modo indipendente le mie attività nel campo della medicina narrativa, della promozione della salute e della conoscenza di valori e risorse del proprio territorio.

Il punto focale di questi percorsi, infatti, è fare in modo che l’acquisizione della competenza avvenga attraverso la conoscenza di quella che è stata l’esperienza di altre persone. Nella pratica, bisogna cercare di comprendere quali sono la dinamica (collettiva o individuale) e lo strumento (racconto lungo, breve, diario, poesia, disegno) migliori che consentano alle persone di sperimentare i benefici dati dalla condivisione del proprio vissuto.

Per rendere meglio l’idea, prendo in prestito due citazioni riportate da Piero Camerone, anche lui esploratore delle manifestazioni dell’animo umano, in un suo recente post su Facebook:
"Avevo imparato a leggere in me stessa, e così ero in grado di leggere anche negli altri
di Etty Hillesum 
[da cui deriva la seconda] 
Siamo adulti quando siamo in grado di organizzare il nostro passato e di riflettere sul presente secondo criteri ordinatori e compositivi. Il passato è una materia intricata di fili attorcigliati. La riflessione narrativa di sé, coinvolge la mente in un processo di riordino di questi fili, stabilendo priorità, marginalità, proporzioni, lunghezze, classi e tipi
di Duccio Demetrio

In sanità, portare avanti progetti che abbiano come finalità il rispetto dell’etica e la cultura del ben-essere (inteso come sentirsi a proprio agio o contributo attivo a rendere un ambiente gradevole per chi lo frequenta) non è certo compito facile, ma può trovare dei validi strumenti nelle varie forme espressive che appartengono alla cornice delle Medical Humanities.

Apparentemente potrà sembrare inutile o difficile ascoltare gli altri per poi confrontarsi con se stessi, ma si tratta di una pratica in grado di renderci molto più consapevoli riguardo agli stessi contesti dove operiamo quotidianamente. 

Prendere coscienza di quanti comportamenti o gesti automatici contraddistinguono la nostra vita e le nostre relazioni deve essere visto come un percorso educativo, ma in grado di farci stare meglio.

Questa volta, contrariamente a quanto ho fatto per il post precedente, non posso riportare quale racconto, poesia o altro scritto sia stato scelto per essere letto ad alta voce per dare simbolicamente il là all’evento, ma ciò che conta di più è far emergere il fatto che questa preziosissima consuetudine è naturale espressione di un qualcosa che ritengo andare ben la di là di un’iniziativa di lettura ad alta voce, rivelandosi una vera e propria palestra di idee per costruire i percorsi assistenziali di domani: il progetto Calliope.

Per esperienza diretta di un mio amico e collega, il Dott. Alessio Sandalo, e per il notevole impegno che profonde in questo genere di progetti la casa editrice Marcos y Marcos sto conoscendo questo mondo della lettura ad alta voce e quanto sia potente nel creare ponti che ci fanno “…entrare nel mondo di un altro, per confrontare storie, per imparare ad abitare nuovi luoghi, a percorrere sentieri sconosciuti, per tracciare nuove mappe o ampliare le nostre, per vedere al di là del nostro orizzonte.” (Umberto Galimberti - Quattro passi con i filosofi).

Lo stesso Galimberti suggerisce di curare le nostre il senso di disagio che spesso possiamo provare oggi con la “terapia delle idee”, e credo che sia proprio questo lo spirito cardine del lavoro di lettura ad alta voce che i dipendenti dell’ASL di Biella portano avanti: sperimentare nuove direzioni verso le quali proiettare l’offerta di cura e generare occasioni di dialogo con i pazienti che rafforzino il legame con chi si prende cura di loro.

A prova di quanto ho appena sostenuto prendendo spunto solo da un progetto che Alastra e colleghi portano avanti, ci tengo a segnalare altre due attività altrettanto interessanti cui l’ASL ha dato vita, sempre a partire dalla raccolta dei racconti e delle esperienze dirette di medici, pazienti e operatori sanitari:

-   SEGNALI DI FUMO ovvero “Azioni per la Prevenzione e la Cura del Tabagismo e della Bronco Pneumopatia Cronica Ostruttiva” = collaborazione con una compagnia teatrale al fine di mettere in scena alcune pièces ispirate a una serie di racconti riguardanti il tabagismo e della sua cura, raccolti dal Servizio Formazione tra medici, pazienti e psicologi. Dal canale YouTube della stessa ASL condivido un video dell’evento conclusivo.

-   I LUOGHI DELLA CURA ovvero “Un viaggio tra il sé professionale e il sistema delle cure domiciliari” = dalle testimonianze narrative di un gruppo di infermieri dei servizi di cure domiciliari durante un laboratorio condotto dal Servizio Formazione, nasce un documentario a cura di Manuele Cecconello intitolato “I luoghi della cura”. Un viaggio esplorativo di una realtà complessa come le Cure Domiciliari per comprendere meglio quelle competenze relazionali che consentono agli infermieri di affrontare ogni giorno situazioni imprevedibili.


Come è successo nei miei confronti, spero che risulti contagiosa verso chiunque leggerà l’enorme voglia di fare e mettersi in gioco che questa ASL mostra nel perseguire l’obiettivo di una sanità migliore e più attenta alla persona.
Ognuno di noi nel suo ruolo, perché nessuno di essi è da considerarsi meno importante o tagliato fuori a priori, dovrebbe iniziare a camminare sul sentiero che lo porterà a capire quanto la narrazione sia legata in modo molto stretto con la nostra salute. 

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